Viviamo in un’epoca in cui la paura sembra dominare ogni aspetto della vita, specialmente nel mondo occidentale. Abbiamo paura di rimanere senza soldi, senza lavoro, di ammalarci, di mettere al mondo figli, e persino del futuro stesso. Questa paura costante ci priva della capacità di vivere pienamente il presente, relegandoci in uno stato di continua apprensione. Ma come siamo arrivati a questo punto? E perché la paura ha assunto un ruolo così centrale nelle nostre vite?Nel passato, nonostante le numerose difficoltà materiali, le persone sembravano vivere con maggiore leggerezza e serenità. Due fattori fondamentali contribuiscono a spiegare questa differenza:1. L’assenza di una mentalità piccolo-borghese: Le persone non erano ossessionate dal controllo totale della loro esistenza o dall’accumulo materiale. Vivevano più alla giornata, accettando l’incertezza come parte naturale della vita.2. La fede in Dio: La religione forniva un senso di scopo e di appartenenza. Credere in un ordine trascendente dava alle persone una ragione per vivere e un conforto di fronte alle difficoltà.Oggi, al contrario, la società occidentale ha abbandonato, in gran parte, la fede religiosa. Questo vuoto spirituale è stato riempito dal materialismo, dall’individualismo e da una ricerca costante di sicurezza, elementi che, paradossalmente, hanno amplificato l’insicurezza esistenziale. Senza una dimensione trascendente, la vita rischia di perdere significato, e la paura si insinua nelle pieghe di questa vuotezza.La paura non è soltanto una condizione personale; è anche un potente strumento di controllo sociale. Nelle parole di Gesù: “Non abbiate paura” (Matteo 10:28). Questo messaggio, tuttavia, sembra oggi più lontano che mai. La paura è spesso utilizzata da sistemi politici, economici e mediatici per mantenere il controllo sulle masse, alimentando un senso di vulnerabilità e dipendenza.Lo psicoanalista Jacques Lacan, nel suo concetto di godimento (jouissance), evidenzia come la società contemporanea spinga l’individuo a inseguire un piacere immediato e compulsivo, spesso attraverso il consumo. Tuttavia, questa ricerca non porta a una soddisfazione autentica, ma accentua l’angoscia esistenziale. L’assenza di un orizzonte spirituale rende questa dinamica ancora più devastante.Per chi ha fede, la paura è vista come un’arma del diavolo per allontanare l’uomo da Dio. Nel cristianesimo, il diavolo non è soltanto un’entità personale, ma un simbolo delle forze che spingono l’essere umano verso la disperazione e l’alienazione. La paura, dunque, è un ostacolo non solo alla serenità, ma anche alla libertà spirituale. Vivere nella paura significa cedere al male e negarsi la possibilità di una vita piena e significativa.Per affrontare e superare la paura, è necessario recuperare una visione del mondo che dia senso all’esistenza. Questo non significa necessariamente un ritorno alla religione tradizionale, ma potrebbe implicare una riscoperta di valori trascendenti, come la solidarietà, la gratitudine e il riconoscimento della bellezza del presente.Anche nelle condizioni più estreme, chi riesce a trovare uno scopo riesce a resistere alla paura e alla disperazione. Allo stesso modo, la psicologia positiva incoraggia pratiche come la mindfulness, che aiutano a vivere nel presente, riducendo l’ansia per il futuro.Inoltre, è cruciale resistere alla narrazione dominante che enfatizza l’insicurezza e la paura. Questo può essere fatto attraverso la costruzione di comunità solidali, il ritorno a una vita più semplice e autentica, e la coltivazione di una fiducia che vada oltre il contingente.La paura è il grande nemico della società occidentale contemporanea. Ci priva della gioia del presente, alimenta il vuoto esistenziale e ci rende vulnerabili al controllo esterno, attraverso la riscoperta del significato e il recupero di una visione trascendente della vita, possiamo sfidare questa paura e vivere in modo più pieno e autentico. Come disse Gesù, “Non abbiate paura”.